Articolo tratto da:
Appunti di una ricerca in corso
di Pierpaolo Casarin e Barbara Telasi
Le fino di Dino Fontana qui pubblicate sono conservate presso l'archivio iconografico del CIRA di Lausanne, presso il quale è possìbile consultare le cate del Fondo Fontana
Memoria storica
La nostra ricerca su Dino Fontana (1903-1982) parte dalla volontà sperimentale di studiare la figura di un anarchico significativo ma poco noto, il cui nome non comparisse neppure nel Dizionario biografico degli anarchici italiani. Un personaggio "minore" ma non irrilevante della "storia minore" del movimento libertario.
La scelta di Fontana. (Secondo per l'anagrafe, Secondino o Dino per i conoscenti e gli amici) ci è stata suggerita da Amedeo Bertolo, che lo conobbe in circostanze curiose nel 1963 e di cui, qui di seguito, riportiamo una riscrittura dei suoi ricordi in merito.
Siamo partiti da questi suoi ricordi, da un breve necrologio di Fontana apparso su "L'Internazionale" nel novembre 1982 e dalla memoria registrata dì un anarchico franco-spagnolo, Vicente Marti, anch'essa riportata qui di seguito. La ricerca non si presenta facile, anche perché Fontana, grande viaggiatore, ha trascorso una parte della sua vita all'estero, soprattutto in Francia, dove tuttora dovrebbero vivere i parenti della moglie. La maggior parte della documentazione disponibile si trova presso il GIRA a Losanna. Senza contare che anche le vicende relative al materiale di Fontana e alle suppellettili della casa che possedeva a Carpignano Sesia sono state piuttosto movimentate.
Una fonte importante si è rivelata Franco Buratti (citato nel necrologio e nella memoria di Marti), amico e compaesano di Fontana, consigliere comunale di Carpignano negli anni Ottanta. 11 contributo di Buratti è prezioso per la ricerca, sia per la ricchezza e vivacità dei ricordi personali, sia perché a oggi risulta depositario di un po' di materiali di e su Fontana e soprattutto della memoria storica relativa alle vicende comunali che lo riguardano. Attraverso la nostra ricerca, vogliamo non solo riordinare le memorie, ma anche, per quanto possibile, ricostruire gli ambienti di allora, le caratteristiche del territorio dove Fontana, tra un viaggio e l'altro, si fermava. La sua casa, dove ancora (ma per poco, crediamo) spicca la stella esperantista, e che ora è stata venduta a estranei, era aperta all'ospitalità non solo per i compagni, ma anche per numerosi giovani di Carpignano. Qualcuno ancora se ne ricorda.
La ricerca si prefigge di respirare quell'atmosfera che si snoda intorno a un personaggio, tentando di restituirne insieme la quotidianità e la dimensione libertaria. Ecco perché ci interessa avvalerci del fonodocumento (cioè della testimonianza orale) come strumento principale. Ricerca non semplice, come dicevamo, perché la morte di Fontana risale a venti anni fa, e molti di quelli che gli sono stati vicini non ci sono più, dunque anche una sola testimonianza di una persona che in qualche modo l'ha conosciuto può rivelarsi molto utile. Di luì finora sappiamo che di mestiere faceva il sarto, che praticava il nudismo ed era vegetariano, che era sposato con una donna con cui si separò (mai legalmente) ma restò in contatto per tutta la vita. Sappiamo che fu in Spagna nel 1936, che fu internato in un campo di concentramento e che non amava imbracciare armi. In somma, già da queste prime note si delinea la figura di un personaggio profondamente libertario, poco incline alle etichette, Indagando su Fontana, crediamo, o speriamo, di poter raccogliere anche alcune informazioni preziose sulle organizzazioni libertarie presenti nella zona o meglio nelle zone dove visse.

Ho conosciuto Dino Fontana...

di Amedeo Bertolo

Ho conosciuto Dino Fontana all'inizio di ottobre del 1962. Sono stato suo ospite per un paio di settimane, in una situazione un po' peculiare. Ero latitante da due o tre giorni, sfuggendo un mandato di cattura per il sequestro del vice-console spagnolo di Milano(1). Ero stato dapprima ospite di Carlo Boccardo, un quarantenne operaio metallurgico, in una casa popolare di Genova Cornigliano, dalle cui finestre si vedevano i bagliori degli altiforni. Da Dino mi aveva portato in auto Delfina Stefanuto(2), compagna dì Giuseppe Ruzza(3), che abitava a una quindicina di chilometri da Fontana. Ruzza, all'epoca, abitava a dire il vero in galera, dove era rinchiuso da un paio d'anni per una rapina in banca, fatta insieme all'anarchico spagnolo Luis Facerìas(4) ("Pensa un po' che patacca", mi dirà qualche anno dopo Pio Turroni(5), "gli hanno trovato in casa delle mazzette di banconote con la fascetta della banca!").
Arrivo,dunque,per la seconda tappa della mia latitanza, a Carpignano Sesia, un paese in provincia di Novara, dove dalla pianura cominciano a emergere le prime colline moreniche. E arrivo a casa di Dino, una casetta modesta, a un piano, con quattro stanze. Una casetta banale, come quelle che le stanno a lato e di fronte, sulla via della stazione. Non banale è però una grande stella verde, simbolc esperantista, che spicca sulla facciata. Era tutt'altro che banale, Dino Fontana. Fisicamente era sì un "ometto" piuttosto comune: sulla sessantina, era di altezza mediobassa, né magro né grasso (un po' rotondetto), lineamenti da paesano... anche la sua parlata, con una spiccata inflessione novarese (e forse con una residua traccia d'accento francese), non dava l'impressione di straordinarietà. Ma vivendo con lui, mi ha dato presto l'impressione di una forte, originale e interessante personalità. Era, ai miei occhi di giovane anarchico, un affascinante esempio vivente di anarchismo esistenziale, lo, che da un paio d'anni avevo concepito l'anarchismo soprattutto come militanza, come fare per l'anarchia, mi trovavo di fronte un anziano compagno che aveva voluto soprattutto vivcre l'anarchia, e lo faceva per quanto gli era possibile. Dino Fontana era un anarchico individualista. "Solitaire et solidaire", come dicono i francesi, solitario e solidale. Solidale: m'aveva dato concreta mente la sua solidarietà senza avermi mai visto prima, dividendo con me il suo cibo e la sua  casa. Anarchico individualista, ma non del tipo stirneriano-nietz-schiano, e neppure deltipo romantico-estetizzante illegalista. Il suo era un individualismo alla E. Armand, una tipologia abbastanza diffusa in Francia negli anni Trenta del secolo scorso: esperantisti, vegetariani, naturisti, fautori del libero amore, spesso ex-operai fattisi piccoli artigiani e/o orticultori...

Dino, per non essere né servo né padrone, lavorava in proprio come sarto. Per non essere servo del lavoro, per essere padro­
ne del suo tempo, aveva ridotto i suoi bisogni a una dignitosa sobrietà di vita. Poteva così limitarsi, in media, a quattro cinque ore di lavoro al giorno e si poteva permettere alcuni periodi di vacanza ogni anno, che passava in giro per l'Italia e la Francia del sud pedalando sulla sua bicicletta...
Dino era esperantista. Condivideva il , sogno/progetto di una lingua intemazionale e internazionalista. Parlava e scriveva l'esperanto. Era in corrispondenza con diversi esperantisti, anarchici e non. Riceveva pubblicazioni in esperanto fin dalla Cina. Dino era vegetariano. A me, scettico onnivoro, esponeva soprattutto i vantaggi salutistici ed economici (all'epoca, effettivamente, un'alimentazione vegetariana poteva risultare più economica, tanto più per chi, come lui, aveva un orto e qualche albero da frutta). Era vegetarlano convinto ma non  fanatico. Quando, dopo avere aiutato per alcuni giorni nella vendemmia dei suoi parenti che avevano delle vigne nel vicino comune di Fara,ci è stata regalata una gallina, l'ha cucinata con disinvoltura (non era dunque la prima volta) e ce la siamo mangiata allegramente.                                                                      
Dino era naturistà. Se appena appena il clima glielo consentiva, portava la sua vecchia macchina da cucire (a pedali) al sole, sulla veranda, e si metteva in calzoni corti e a torso nudo. La sua testa quasi calva era colore del cuoio tutto l'anno e, in quell'ottobre, erano dello stesso colore il torace e le gambe. Ogni anno andava sull'isola di Porquerolles (vicino a Marsiglia) a fare nudismo e campeggio per un paio di settimane.
Dino era un buon autodidatta. La sua formazione scolastica era modesta (licenza elementare, credo), ma la sua cultura era notevole ed enciclopedica. Era un buon lettore. Aveva una parete intera di libri italiani e francesi. Tra questi ultimi ricordo L' Encyclopedie anarchiste di Sébastien Faure. Riceveva regolarmente la stampa anarchica. Non leggeva volentieri i quotidiani e non aveva la televisione. Questo è il Dino Fontana che ho conosciuto (dopo quelle due settimane sono tornato a trovarlo più volte negli anni) e che ha lasciato un segno, una traccia, nella mia "educazione sentimentale" d'anarchico, accanto ad altri segni, ad altre tracce.
Note
1. Vd. Marco Cipriani, Il sequestro Elias."Bollettino Archivio G. Pinelli', n. 26(dicembre 2005), pp. 7-10 e Antonio Tellez Solà, Storia di un rapimento, "A" a. xxxn (2002), n. 9, pp. 62-66.
2. Per Delfina Stefanuto (1929-2002), vd
Dizionario biografico degli anarchici italiani..
vol. IIBFS, Pisa, 2004.
3. Per Giuseppe Ruzza (1923-2003), vd. Ibidem
4. Per Luìs Facerias, vd. Claudio Venza, Storia di un guerrigliero antifranchista "Bollettino Archivio G. Pinelli" , n. 24 (dicembre 2004).
5. Per Pio Turroni (1906-1982), vd. Ibidem e Amedeo Bertolo, Pio Turroni, muratore dell'anarchia, "Libertaria'., a. v (2003), n. 3, pp. 73-79.

 

 

 

Qualche ricordo di Dino

Ho conosciuto Dino in occasione dei camping liibertari in Francia, le concentraciones, come le chiamavamo noi della FUL(1) Più volte Dino è venuto in treno ad Avignone da Carpignano Sesia e poi andavamo in macchina al camping. Qualche volta anch'io mi sono fermato a casa sua, di ritomo dalle vacanze. Una volta l'ho portato con me da una coppia di compagni a Graz, in Austria. Io conoscevo la moglie, spagnola. È stato il marito, austriaco, ad aprirci la porta: "Entrais, companeros, estais en vuestra casa" (Entrate, compagni, siete a casa vostra). Come mai parlava spagnolo? Ingegnere chimico, aveva lavorato in Spagna e c'era andato anche con Norbert Bartosek, il pioniere della vasectomia. Quando erano stati espulsi dalla Spagna, erano stati indirizzati dai compagni a casa di... "...a casa di un compagno italiano", interrompe Dino, "che abitava in Francia vicino alla frontiera". "Come fai a saperlo?" "Quel compagno ero io!". Dino era stato in Spagna nel 1936 (o forse già da prima), ma non aveva mai "preso il fucile", perché non rispondeva alla sua etica non violenta. Aveva collaborato alla rivoluzione in altri modi. Dino è sempre stato modesto, pieno di buon senso. Interveniva nelle discussioni solo a ragion veduta, non parlava mai a vuoto. Ai camping libertari era un elemento prezioso: Aveva un buon rapporto con i giovani, giocava anche a football con loro...

Era abbronzato come un vecchio sigaro, per tutti gli inverni passati a Hyères sulle spiagge naturiste e per i suoi viaggi in bicicletta. Lavorava sei mesi, poi partiva per un viaggio. Deve aver girato mezza Europa. Credo sia arrivato all'anarchismo tramite l'esperanto, che parlava correntemente. Ci scrivevamo, ma non hoconservato le lettere. Era molto legato ad Aldo e Anna [Aldo Rossi e Anna Pietroni, due noti anarchici romani(2), che gli affidavano spesso il figlio Raniero Coari(3) e sua sorella, i quali credo che abbiano fatto una parte della scuola elementare a Carpignano. Raniero è stato un po' il figlioccio di Dine e ha continuato ad andare a trovarlo con la sua compagna Lina Antonelli. Nell'estate del 1982 Dino era andato sui Pirenei dal compagno Magno Tomàs, che si è accorto che ansimava. Quando è arrivato da noi ad Avignone abbiamo dovuto farlo ricoverare in terapia intensiva per problemi di cuore. Uscito dopo qualche giorno, ha avuto una ricaduta ed è morto all'ospedale di Nimes. Degli amici di Carpignano, fra cui Franco Buratti, erano venuti a trovarlo il giorno prima. L'abbiamo fatto cremare a Orange e pensavamo di disperdere le ceneri nel Rodano, Ma Raniero ha voluto che fossero sparse sulla tomba della madre ed è venuto, affranto, a prendere le ceneri. In Italia ci sono stati problemi con la famiglia di Dino, che voleva una cerimonia religiosa, al punto che Lina Antonelli ha dovuto cacciare il prete, e poi voleva mettere le mani sull'archivio e sulla biblioteca, che Dino aveva lasciato al Comune di Carpignano, IlComune gli ha dedicato una stanza della Biblioteca municipale, dove spicca la sua macchina da cucire... Credo che la sua casa sia stata ereditata dalla famiglia della ex­moglie.

traduzione di A. B

Note del traduttore
1.. V. M. si riferisce ai campeggi estivi organizzati negli anni Sessanta, per lo più nei dintorni di Marsiglia, dai giovani anarchici spagnoli dell'esilio.
2. Per Aldo Rossi e Anna Pietroni, vd, Dizionario biografico degli anarchici italiani. vol. II BFS, Pisa 2003-2004, ma anche il "Bollettino dell'Archivio G. Pinelli", n. 12 (gennaio 1999).
3. Per Raniero Coari, vd. Dizionario biografico degli anarchici italiani, vol. I BFS, Pisa 2003-2004.

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Video
Giuseppe
Ruzza


 

DINO FONTANA E' MORTO

 

Era nato a Sizzano (Novara) il 30/ 7/1903. All'età di 4 anni emigrò prima in Svizzera e poco dopo in Francia, dove completò le scuole a imparò il mestiere di sarto. La madre fu per lui un punto di riferimento continuo perché aperta, perché libertaria-Socialista.
Malgrado giovanissimo in Francia fu animatore per la Vasectomia, alla quale si sottopose volontariamente; a tutte le campagne antimilitariste e a quelle per la liberazione di Sacco e Vanzetti.
I compagni francesi potranno dire cose e fatti in modo più preciso di quell’epoca. Era in contatto con tutto il mondo attraverso la sua conoscenza, delle lingue francese,spagnolo ed esperanto.
Era vegetariano, non fumava e non beveva coerente sempre con il suo modo di vedere il mondo sempre bello, e felice per tutti. I suoi giudizi su tutto ciò che accadeva, pur tollerantierano sempre improntati sul modo naturalista del vivere. Non: criticava,ma cercava sem­pre di capire il perché di tutto e su tutto. Dialogare con lui in italiano era difficile, perché il suo era un parlare in dialetto frammisto alla lingua francese. Fu in Spagna nel 1937 ove rimase per ot­to mesi circa non come combattente in ar­mi -odiava le armi-. Coerente con le sue idee antimilitariste, nell’ultimo conflitto mondiale fu arrestato e messo in un campo di concentramento per tre anni.Nella sua abitazione di Carpignano Sesia (No) vi sono gli scarponi con dentro dei fiorellini, di prato di quell’epoca;dei ritratti fatti con colori di fortuna da pittori suoi compagni di sventura. La sua casa, sia in Francia che in Italia, fu sempre punto di riferimento per i compagni di tutto il mondo. Quanti furono suoi "ospiti” nei momenti difficili? Direi svariate centinaia e fra questi anche il sottoscritto.
Raccontare tutto il periodo che ha vissuto in Italia ci vorrebbero centinaia di pagine. Tra cose gravi,tristi, gioiose e aneddoti vissute dal compagno Dino penso che pochi ne abbiano avute tante. Anche i suoi concittadini -pur ritenendolo uno stravagante- lo rispettavano per la sua onestà e serietà. I giovani di Carpignano,quelli impegnati politicamente, erano sovente a casa sua per ragionare e capire tante cose. La esperienza e l’età di Dino erano sempre di insegnamento per loro cosi giovani. La sua abitazione era lo specchio del nostro compagno Dino. Libri a migliaia,riviste, giornali, quadri,fotografie,tutto ciò rispecchiava la sua per­sonalità e il suo carattere. Se fosse stato un cittadino di u prima classe” invece che un anarchico, oggi la sua casa potrebbe diventare una biblioteca o un centro di studi sociali. Si sentiva sempre giovane pensando alla morte ancora molto lontana. Quando due anni fa fu colpito da broncopolmonite io e un1 altro compagno discutendo con lui dell’eventualità di non essere più in condizioni generali di ragionare, o per morte improvvisa, ci si preoccupava che tutto il suo bagaglio di sapere attraverso tutti i suoi libri andasse perduto. Dissi a Dino che io (anche se molto più giovane) avevo già provveduto lasciando uno scritto ad un compagno. Era un ragionamento pratico e razionale e malgrado ciò quasi si offese. Rimanemmo, però, sempre in ottimi rapporti fraterni. Fece una lettera e la consegnò in municipio (questo mi disse) perché facessero rispettare le sue volontà -forse solo per la cremazione- in caso di morte. Cosa aveva scritto in quella lettera —documento- me lo spiegò. E’ uno scritto di facile deformazione della sua volontà. Non era in grado per la difficoltà di esprimersi in italiano di essere scritta o dettata in modo chiaro.
Spero per la sua memoria e per il rispetto delle sue idee e l'amicizia fraterna che ci legava da quasi trent’anni, che tutto non vada perduto. I suoi libri,i suoi quadri e sue foto numerosissime che sono il materiale dello specchio della sua personalità, spero diventino di proprietà del Movimento Anarchico e raccolto in una biblioteca a suo nome.
In questa triste occasione voglio ringraziare a nome di tutti i compagni e gli amici del Dino ( Seco o Secondino per i suoi concittadini) la vicina famiglia Mossotti che si è sempre premurata ad assistere il nostro compagno Dino in modo disinteressato ed encomiabile. Un saluto particolare alla famiglia di compagni Marti Vincente che in Francia hanno assistito fino alla fine il compagno Dino.
Tutti i compagni,e sono moltissimi, non dimenticheranno facilmente il compagno Fontana.


Ciao Dino Fontana e arrivederci frammisto
alla terra che tutti ci copre alla fine della vita.
Giuseppe e tutti i compagni
del gruppo L.A.Scribante.

Gattinara 14/10/1982

 

 


 

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